Mujeres italianas emigradas a Egipto, 1870-1970

  1. Straniero, María Agnese
Dirigida por:
  1. Virginia Maquieira d'Angelo Director/a
  2. Cristina Sánchez Muñoz Director/a

Universidad de defensa: Universidad Autónoma de Madrid

Fecha de defensa: 13 de marzo de 2017

Tribunal:
  1. Margarita Alfaro Presidenta
  2. María José Guerra Palmero Secretario/a
  3. Wolfgang Heuer Vocal

Tipo: Tesis

Resumen

MARIA AGNESE STRANIERO Donne Italiane emígrate in Egitto (1870-1940) Ovvero cosa sucecde quando Penelope è quella che parte? Nell’immaginario collettivo dellal cultura occidentale, colui che si sposta, colui che viaggia per le ragioni le più diverse, colui che emigra, che lascia la propria dimora,, è generalmente un uomo , preferibilmente giovane e spesso scapolo. La vulgata, ma spesso anche l’accademia ha ignorato, in modo più o meno consapevole,il fatto che anche le donne si sono spostate, hanno varcato la soglia della propria casa, sono partite da sole, hanno intrapreso traiettorie migratorie, alla ricerca di un futuro migliore, per se stesse, per i propri figli, sono partite, a volte ,alla ricerca di un esistere altro, Partire, emigrare è quanto fecero le donne di cui mi sono occupata nel presente lavoro etnográfico, donne provenienti dalla penisola italica che tra la fine del secolo XIX e gli anni quaranta del XX secolo andarono a lavorare in Egitto. Erano a volte donne sposate, con bambini, più spesso donne giovani e nubili, provenivano da villaggi e piccoli centri urbani del Nord-Est di Italia, ma anche dal centro come dalle campagne del Sud. L’Italia post-unitaria stava attraversando un periodo di profonde contraddizioni, la realtà rurale viveva una forte depressione economica e le popolazioni, nelle valli sperdute del Sud ma anche del Nord guardava al goverso unitario come ad un altro invasore.Le donne di cui mi sono occupata decisero di intraprendere una traiettoria migratoria che le avrebbe condotte in Egitto , nella terra dei mori, ad Alessandria ma anche al Cairo, a Port Said. Era l’epoca in cui l’Egitto viveva una diffusa prosperità e uno splendore artistico-culturale, fenomeni legati al boom del commercio del cotone, l’ora bianco egiziano; erano gli anni dell’apertura del Canale di Suez e del convergere, nel paese, di una moltitudine di genti diverse , che contribuirono allo sviluppo di una società cosmopolita, multicultutale, multireligiosa, estremamente vivace.L’emigrazione femminile di cui mi sono occupata, deve essere inquadrata in un modello di emigrazione primaria; è un processo che rimanda all’analisi delle relazioni di genere in riferimento a tre ambiti: la famiglia di origine della emigrata, la comunità di provenienza e il luogo di lavoro. A questi tre ambiti relativamente all’analisi etnografica, mi sembra imprescindibile aggiungere il contesto di appartenenza dei datori di lavoro, il paee dove quelle donne emigrarono, poichè si trattava di un paese altro rispetto all’Italia. L’interesse che ha mosso tutta il lavoro di ricerca, rimanda alla necessità di testimoniare, di ricostruire le traiettorie che condussero quelle emigrate, donne in qualche modo “scomode” a fare una scelta insolita rispetto al contesto diappartenenza. L’obiettivo è quello di portare alla luce storie di vita non conosciute, non raccontate, a volte volutamente dimenticate, storie che per il loro stesso esistere, misero in discussione un intero ordine sociale, scossero l’odine simbolico patriarcale a quello sotteso, un ordine che aveva già assegnato un destino a quelle donne , a tutte le donne . Il lavoro sul campo che ha permesso la redazione di questa tesi, è stato complesso , sia in termini logistici (è stato svolto tra la Slovenia, l’Egitto e varie zone d’Italia) sia per la difficoltà di recuperare fonti sia scritte che orali Un ruolo fondamentale nella ricostruzione delle storie, hanno avuto alcune donne, spesso nipoti, in alcuni casi figlie delle emigrade, che hanno voluto fortemente recuperare una memoria, una memoria coperta dal silenzio.. Ho costruito questa ricerca attorno all'ipotesi che il viaggiare, l’emigrare delle donne non può avere un ritorno. E’ una scelta che le conduce a vivere in "un altro luogo", abitare un altro spazio, un altro tempo, a volte un altro corpo. Mai più quelle donne saranno le stesse; esporsi, al momento di intraprendere il viaggio, alla separazione, sperimentare un quotidiano diverso, fa affermare loro un'alterità che rimanda al loro genere. Attraversare il Mediterraneo, le ha portate non solo geograficamente lontano dalla terra di origine, le ha allontanate da quell’esistere “marginale”, che ha governato la loro esistenza nella società di origine per condurli ad esistere al centro; il passaggio le espone a un rischio, sociale ed esistenziale alla volta Il viaggio non avrebbe mai potuto avere ritorno.